martedì 8 febbraio 2022

Crisi ucraina: prospettive e ipotesi di sviluppo

 


di Valentina Sechi

Lo spettro della guerra fredda aleggia in Europa dove oggetto del contendere è l’Ucraina o meglio la sua possibile adesione alla NATO. Il fatto ha scatenato le ire del presidente russo Putin che, secondo fonti dell’intelligence americana, potrebbero condurre all’invasione armata del Paese a causa della preoccupazione per l’espansione della NATO a Est e quindi per la propria sicurezza. A tale scenario risponderebbero Europa e Stati Uniti facendo scattare sanzioni di tipo economico, come quelle contro il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 che farebbe crollare le importazioni dall’Ucraina senza tuttavia intervento militare.

Proprio per scongiurare la possibilità di nuove tensioni, il presidente USA Biden si è confrontato con gli alleati europei e si è detto disponibile ad affrontare le preoccupazioni di Mosca nell’ottica del dialogo come suggerito anche dall’ONU ma finora senza risultati. Occorre sottolineare che la stabilità dell’Europa orientale, e dunque dell’Eurasia, che diventa sempre più rilevante nella geopolitica mondiale, è minata anche dal conflitto tra Bielorussia e Polonia provocato dal leader bielorusso.

Lo sviluppo del rapporto tra Russia e Stati Uniti riguardo all’Ucraina costituisce la base per una discussione sulle fondamenta della geopolitica europea che prende le mosse dallo smantellamento del sistema di sicurezza europeo a seguito della decisione tedesca di aderire alla NATO e si fonda sulla possibilità per ogni Paese di scegliere liberamente come gestire il proprio sistema di sicurezza anche mediante un’alleanza politico-militare (che in ambito comunitario si traduce in adesione alla NATO). Tra gli anni novanta e i primi anni duemila si pensava che nessuno potesse imporre un veto sui rapporti tra la NATO e gli aspiranti membri. Oggi l’attuale situazione impone una riflessione sulla cancellazione di questo principio come nel caso di Georgia e Ucraina quando Germania e Francia ne vietarono l’adesione all’Alleanza per timore di ritorsioni da parte di Mosca.

Se tra i Paesi membri è previsto il mutuo aiuto, nei confronti di Paesi ancora non membri non sono presenti garanzie formali ma è possibile supporto formale ideologico e militare per cui l’intervento in queste zone grigie è sempre rischioso. E prova lampante ne è il dispiegamento di oltre 100.000 soldati russi lungo la regione ucraina del Donbass, controllata dal 2014 dai separatisti sostenuti da Mosca che costituirebbero il 70% delle forze necessarie per un’invasione su larga scala; tale dispiegamento sarebbe per Putin una risposta alla presenza della NATO sia mediante esercitazioni che tramite la fornitura di armi e droni all’Ucraina. Inoltre ha precisato che le voci di invasione dell’Ucraina con il pretesto di un video falso che fungerebbe da casus belli per l’invasione ucraina da parte della Russia sono solo provocazioni. E’ pur vero tuttavia che un contingente di duemila soldati è arrivato in Europa per rafforzare il versante est della NATO alimentando i timori di Putin che in Kiev aveva sempre visto uno stato cuscinetto rispetto l’Alleanza. Tra i possibili mediatori si è proposto il Presidente turco Erdogan che ha criticato le iniziative europee ritenendole lesive dei rapporti tra Mosca e Kiev. Nello stesso giorno Putin, ha incontrato il suo omologo cinese Xi Jinping a Pechino in occasione dei Giochi Olimpici e hanno siglato un accordo per la fornitura di gas e petrolio al Paese asiatico. Putin si è inoltre detto disponibile ad un incontro con il Presidente ucraino in Turchia.

Le ultime giornate sono state dense di consultazioni che hanno preceduto l’incontro odierno tra Putin e l’omologo francese Macron: il capo dell’Eliseo ha contattato, oltre a Putin e Zelensky, i leader europei Johnson, Nauseda, Karins e Kallas, il segretario generale NATO e il Presidente USA Biden. Se da un lato, è stato chiarito che l’obiettivo della Russia è chiarire le regole con NATO e UE, dall’altro si è rimarcato che la Russia ha diritto di esprimere le sue perplessità purchè ciò non conduca all’indebolimento di nessuno Stato europeo, come sintetizzato da Macron: “Dobbiamo proteggere i nostri fratelli europei proponendo un nuovo equilibrio in grado di preservare la loro sovranità e pace rispettando la Russia e comprendendo i traumi contemporanei di questo grande popolo e nazione”.

Sempre oggi, il Cancelliere tedesco Scholz incontrerà Biden dopo aver chiarito che riguardo al gasdotto Nord Stream 2 si valutano tutte le possibilità e che potrebbe inviare soldati nei Paesi baltici ma ha rifiutato di fornire armi all’Ucraina.

Oggi Macron ha incontrato a Kiev Putin i ministri degli Esteri di Austria, Slovacchia e della Repubblica Ceca a Kiev, proprio il Presidente ucraino Kuleba ha richiesto questi ultimi per controllare le conseguenze dell’aggressione russa. Il Presidente francese ha ribadito che bisogna dialogare per evitare il conflitto armato, garantendo la sicurezza delle Repubbliche baltiche, di Polonia e Romania. Sicurezza e sovranità di Ucraina o altri Paesi europei non possono essere oggetto di compromesso sebbene sia legittimo che la Russia manifesti le proprie preoccupazioni in materia di sicurezza.

Tra gli ultimi a intervenire sulla de-escalation il commissario per gli Affari economici Gentiloni secondo cui è necessario puntare sulla diplomazia, rinforzare i Paesi NATO confinanti con la Russia e prepararsi alle eventuali sanzioni economiche e successive reazioni.

La questione ucraina si caratterizza per la sua complessità e per gli attori in gioco: in primis si riacutizzano le  tensioni tra USA e Russia, riproponendo lo schema di alleanze che aveva caratterizzato la guerra fredda, in secondo luogo costituisce un elemento dell’instabilità dell’Europa Orientale e quindi del confine tra Europa e Asia; infine, dimostra come in certe situazioni i negoziati politici siano impossibili e dunque segna il fallimento della geopolitica tradizionale basata sull’equilibrio di forze.

Si auspica un ripensamento delle logiche politiche ed economiche che hanno caratterizzato il conflitto nell’ottica del dialogo e della cooperazione tra Nazioni, superando le incomprensioni per raggiungere una dimensione caratterizzata dalla stabilità. Se invece sarà l’interesse a prevalere, le tensioni sfoceranno nel conflitto armato che segnerà il tramonto dei negoziati politico-economici dimostrando come nonostante i tentativi non si sia pervenuti ad una soluzione condivisa e da cui il ripensamento degli scenari futuri dovrà inevitabilmente ripartire.

 

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