di Valentina Sechi
Lo spettro della guerra fredda aleggia in Europa dove oggetto del contendere è l’Ucraina o meglio la sua possibile adesione alla NATO. Il fatto ha scatenato le ire del presidente russo Putin che, secondo fonti dell’intelligence americana, potrebbero condurre all’invasione armata del Paese a causa della preoccupazione per l’espansione della NATO a Est e quindi per la propria sicurezza. A tale scenario risponderebbero Europa e Stati Uniti facendo scattare sanzioni di tipo economico, come quelle contro il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 che farebbe crollare le importazioni dall’Ucraina senza tuttavia intervento militare.
Proprio
per scongiurare la possibilità di nuove tensioni, il presidente USA Biden si è
confrontato con gli alleati europei e si è detto disponibile ad affrontare le
preoccupazioni di Mosca nell’ottica del dialogo come suggerito anche dall’ONU
ma finora senza risultati. Occorre sottolineare che la stabilità dell’Europa
orientale, e dunque dell’Eurasia, che diventa sempre più rilevante nella
geopolitica mondiale, è minata anche dal conflitto tra Bielorussia e Polonia
provocato dal leader bielorusso.
Lo
sviluppo del rapporto tra Russia e Stati Uniti riguardo all’Ucraina costituisce
la base per una discussione sulle fondamenta della geopolitica europea che
prende le mosse dallo smantellamento del sistema di sicurezza europeo a seguito
della decisione tedesca di aderire alla NATO e si fonda sulla possibilità per
ogni Paese di scegliere liberamente come gestire il proprio sistema di
sicurezza anche mediante un’alleanza politico-militare (che in ambito
comunitario si traduce in adesione alla NATO). Tra gli anni novanta e i primi
anni duemila si pensava che nessuno potesse imporre un veto sui rapporti tra la
NATO e gli aspiranti membri. Oggi l’attuale situazione impone una riflessione
sulla cancellazione di questo principio come nel caso di Georgia e Ucraina
quando Germania e Francia ne vietarono l’adesione all’Alleanza per timore di
ritorsioni da parte di Mosca.
Se tra i
Paesi membri è previsto il mutuo aiuto, nei confronti di Paesi ancora non
membri non sono presenti garanzie formali ma è possibile supporto formale
ideologico e militare per cui l’intervento in queste zone grigie è sempre
rischioso. E prova lampante ne è il dispiegamento di oltre 100.000 soldati
russi lungo la regione ucraina del Donbass, controllata dal 2014 dai
separatisti sostenuti da Mosca che costituirebbero il 70% delle forze
necessarie per un’invasione su larga scala; tale dispiegamento sarebbe per
Putin una risposta alla presenza della NATO sia mediante esercitazioni che
tramite la fornitura di armi e droni all’Ucraina. Inoltre ha precisato che le
voci di invasione dell’Ucraina con il pretesto di un video falso che fungerebbe
da casus belli per l’invasione ucraina da parte della Russia sono solo
provocazioni. E’ pur vero tuttavia che un contingente di duemila soldati è
arrivato in Europa per rafforzare il versante est della NATO alimentando i
timori di Putin che in Kiev aveva sempre visto uno stato cuscinetto rispetto
l’Alleanza. Tra i possibili mediatori si è proposto il Presidente turco Erdogan
che ha criticato le iniziative europee ritenendole lesive dei rapporti tra
Mosca e Kiev. Nello stesso giorno Putin, ha incontrato il suo omologo cinese Xi
Jinping a Pechino in occasione dei Giochi Olimpici e hanno siglato un accordo
per la fornitura di gas e petrolio al Paese asiatico. Putin si è inoltre detto
disponibile ad un incontro con il Presidente ucraino in Turchia.
Le ultime
giornate sono state dense di consultazioni che hanno preceduto l’incontro
odierno tra Putin e l’omologo francese Macron: il capo dell’Eliseo ha
contattato, oltre a Putin e Zelensky, i leader europei Johnson, Nauseda, Karins
e Kallas, il segretario generale NATO e il Presidente USA Biden. Se da un lato,
è stato chiarito che l’obiettivo della Russia è chiarire le regole con NATO e
UE, dall’altro si è rimarcato che la Russia ha diritto di esprimere le sue
perplessità purchè ciò non conduca all’indebolimento di nessuno Stato europeo,
come sintetizzato da Macron: “Dobbiamo proteggere i nostri fratelli europei
proponendo un nuovo equilibrio in grado di preservare la loro sovranità e pace
rispettando la Russia e comprendendo i traumi contemporanei di questo grande
popolo e nazione”.
Sempre
oggi, il Cancelliere tedesco Scholz incontrerà Biden dopo aver chiarito che
riguardo al gasdotto Nord Stream 2 si valutano tutte le possibilità e che
potrebbe inviare soldati nei Paesi baltici ma ha rifiutato di fornire armi
all’Ucraina.
Oggi
Macron ha incontrato a Kiev Putin i ministri degli Esteri di Austria,
Slovacchia e della Repubblica Ceca a Kiev, proprio il Presidente ucraino Kuleba
ha richiesto questi ultimi per controllare le conseguenze dell’aggressione
russa. Il Presidente francese ha ribadito che bisogna dialogare per evitare il
conflitto armato, garantendo la sicurezza delle Repubbliche baltiche, di
Polonia e Romania. Sicurezza e sovranità di Ucraina o altri Paesi europei non
possono essere oggetto di compromesso sebbene sia legittimo che la Russia
manifesti le proprie preoccupazioni in materia di sicurezza.
Tra gli
ultimi a intervenire sulla de-escalation il commissario per gli Affari
economici Gentiloni secondo cui è necessario puntare sulla diplomazia,
rinforzare i Paesi NATO confinanti con la Russia e prepararsi alle eventuali
sanzioni economiche e successive reazioni.
La
questione ucraina si caratterizza per la sua complessità e per gli attori in
gioco: in primis si riacutizzano le
tensioni tra USA e Russia, riproponendo lo schema di alleanze che aveva
caratterizzato la guerra fredda, in secondo luogo costituisce un elemento
dell’instabilità dell’Europa Orientale e quindi del confine tra Europa e Asia;
infine, dimostra come in certe situazioni i negoziati politici siano
impossibili e dunque segna il fallimento della geopolitica tradizionale basata
sull’equilibrio di forze.
Si auspica
un ripensamento delle logiche politiche ed economiche che hanno caratterizzato
il conflitto nell’ottica del dialogo e della cooperazione tra Nazioni,
superando le incomprensioni per raggiungere una dimensione caratterizzata dalla
stabilità. Se invece sarà l’interesse a prevalere, le tensioni sfoceranno nel
conflitto armato che segnerà il tramonto dei negoziati politico-economici
dimostrando come nonostante i tentativi non si sia pervenuti ad una soluzione
condivisa e da cui il ripensamento degli scenari futuri dovrà inevitabilmente
ripartire.
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