di Francesco Scrima
Mancò il tempo (manca sempre il tempo) per dirti
ch’era presto, troppo presto, per un viaggio
così lungo, che non ero ancora pronto,
che l’afa di quella primavera m’impediva
di pensare (a te, di respirare) ai saluti,
agli auguri del compleanno prossimo,
quello che da allora si ripete
immobile come in un fotogramma -
che c’era ancora un’estate da aspettare,
e poi un’altra, un’altra vita ancora…
Sbigottisce anche l’aria se si ferma
il coraggio, se il cuore procede senza méta,
se il muro di cristallo cede all’urto
e le macerie fumano negli occhi
già sanguinanti. Poi tutto riprende
e vanno via le ombre della sera,
i ricordi sgranati nella nebbia
da dove vieni a noi, vicina e assente,
una piccola mano che cercava
un appiglio, qualcosa, un luogo caldo
dove sostare un poco – e poi per sempre.
Nessun commento:
Posta un commento
Questo blog consente a chiunque di lasciare commenti. Si invitano però gli autori a lasciare commenti firmati.
Grazie