di Valentina Sechi
Parlare di politica a ridosso delle
elezioni potrebbe sembrare la cosa più ovvia e banale del mondo. Nulla di più
sbagliato. In un Paese perennemente a un passo dalla bancarotta e con un debito
pubblico sempre più elevato dove la crisi del modello economico e sociale
corrente è acuita dal problema delle migrazioni (ivi compresa la delicatissima
questione dei rifugiati politici) e dall’instabilità politica, si rende
necessario riscoprire il senso profondo e la portata che il ruolo del politico
dovrebbe avere nella società attuale .
In una conferenza tenuta presso l’Università di Monaco nel
1919, “Politik als beruf” (la politica come professione/vocazione), il
sociologo tedesco Max Weber sostiene che le qualità principali del politico
siano tre: passione, senso di responsabilità e lungimiranza. Tenendo un occhio
alla realtà che deriverebbe da tale considerazione e un altro alla situazione
italiana, non si potrebbe essere più strabici in quanto le due sono palesemente
agli antipodi.
Per comprendere quello che avverrà a
breve e cercare di tracciare i possibili scenari post elettorali, partiamo
dalla situazione attuale.
Paolo Gentiloni ha ricevuto nel
dicembre 2016 l’incarico di formare un nuovo governo dal
Presidente della repubblica Sergio Mattarella, a seguito
delle dimissioni dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi succedute al
referendum costituzionale del 4 dicembre che aveva bocciato il progetto di
revisione costituzionale proposto dallo stesso. Viene quindi creato un governo
sostanzialmente guidato dal partito democratico di cui Gentiloni e lo stesso
Renzi sono esponenti. Nel dicembre 2017 Mattarella ha avviato l’iter per
sciogliere le camere e indire nuove elezioni, fino alla nomina del nuovo
Governo, Gentiloni guiderà l’esecutivo per gli affari correnti.
In una situazione così delicata, la
campagna elettorale si è distinta per alcune peculiarità: innanzitutto è stata
la prima campagna priva di finanziamenti pubblici ai partiti; in secondo luogo,
pur rimanendo centrale il ruolo ricoperto dai tradizionali mezzi di
comunicazione, è da evidenziare l’ascesa dei social network per attirare quei
giovani illusi e delusi dalla politica che vedono il presente precario e il
futuro ancora più preoccupante, giovani che considerano la fuga all’estero
l’unica possibilità di realizzarsi professionalmente e personalmente, consci di
contare poco o nulla nelle scelte della politica.
Con riguardo alla sostanza, i poveri elettori sono stati
bersagliati da promesse di ogni tipo da parte di politici disposti a tutto pur
di ottenere l’agognata poltrona: via le tasse universitarie, via la tanto
vituperata legge Fornero, stipendi alle casalinghe, meno tasse, previsti
redditi o almeno bonus per tutti. Tale strategia servirebbe a ricostruire
l’identità partitica in un contesto ove le differenze ideologiche e
programmatiche si fanno sempre più labili e il ricorso alla retorica, al
nazionalismo e alla xenofobia non si rivelano vincenti. Tali tecniche sono
utili nei confronti di coloro che considerano affidabile un partito o non
dispongono dei tools per analizzare le proposte e pertanto potrebbero
effettivamente credere a qualunque cosa.
Un target su cui è bene concentrarsi, è rappresentato dagli
indecisi che non sanno se e soprattutto chi votare e dagli elettori last minute
che decideranno al termine della campagna elettorale. L’importanza di tale
potenziale bacino è ancora maggiore se consideriamo la riduzione
dell’elettorato di appartenenza e l’astensionismo di chi ritiene la propria
partecipazione alle elezioni ininfluente. Proprio da quest’ultimo elemento può
dipendere il futuro dei partiti con elettorato incerto soprattutto nel
Mezzogiorno, da sempre più volatile rispetto al resto d’Italia. Oltre
l’astensionismo cronico ve n’è un altro antipartitico che vede il disimpegno come
scelta contro la delusione per il mancato interesse verso le proprie istanze.
Sul fronte di chi una scelta vuole
farla all’interno di un’offerta politica variegata, le alternative possibili
sono principalmente tre: coalizione di centrodestra (Forza Italia, Lega,
Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia), coalizione di centrosinistra (PD,
Insieme, Civica popolare,+Europa), Movimento 5 Stelle, a cui si aggiungono
partiti come Liberi e Uguali o Casa
Pound.
Berlusconi è, per via di una condanna
ai sensi della legge Severino, incandidabile ma, in tv rispolvera il repertorio
di promesse elettorali che da circa 20 anni continua a ripetere ma che non
hanno trovato e, a mio modesto avviso, non troveranno mai realizzazione essendo
più interessato ai propri affari che a quelli del suo target elettorale.
Il PD assiste al fallimento delle proprie
scelte (in particolare il salvataggio di
un gruppo dirigente che non ha ancora le qualità di classe politica), prevede
una forte perdita di elettori pur tentando di risollevare la propria situazione
e ci riesce in parte con le buone previsioni della lista + Europa. I
pentastellati sono volti nuovi che rappresentano un cambiamento reale ma non
hanno esperienza né leadership adeguata all’ampiezza che il Movimento ha
raggiunto e che i sondaggi vedrebbero come primo partito.
Fatte queste considerazioni,
esaminiamo brevemente i possibili scenari tenendo a mente le incognite
principali rappresentate dagli indecisi e dal rosatellum, il nuovo sistema
elettorale: per 1/3 uninominale e per 2/3 proporzionale con soglia di
sbarramento al 3% per i partiti autonomi e al 10% per le coalizioni:
Scenario 1: Nessuna maggioranza
possibile. Ritorno alle urne poiché già bocciata da Renzi e Berlusconi un
governo di larghe intese e impossibile un accordo tra il M5S e altro forze
politiche. In tale caso si potrebbe realizzare un governo di unità nazionale
con il sostegno di buona parte dei gruppi rappresentati in Parlamento, ipotesi
improbabile per le successive lotte interne che si verrebbero sicuramente a
verificare. Difficile anche la prospettiva di un governo sponsorizzato dal
Presidente della Repubblica che dovrebbe restare in carica il tempo necessario
per elaborare una nuova legge elettorale ed occuparsi solo di ordinaria
amministrazione. Possibile prosecuzione del Governo Gentiloni sino a nuove
elezioni.
Scenario 2 governo di larghe intese
tra i due partiti che hanno ricevuto più voti (presumibilmente FI, Pd e
centristi o M5S e Lega).
Scenario 3: maggioranza del M5S che
potrebbe allearsi con Lega e Fratelli d’Italia avendo visioni simili di alcuni
aspetti chiave.
Scenario 4 Maggioranza assoluta del centrodestra nonostante
la disomogeneità delle principali componenti con rivalità per l’egemonia tra FI
e Lega, con la prima in leggero vantaggio sul numero di voti.
I politici sono consapevoli di
giocare con le parole perchè così facendo disorientano, confondono e inducono a
non andare a votare, lasciando il risultato delle elezioni all’elettorato di
appartenenza. La politica deve invece controllare i cambiamenti per evitare che
portino ingiustizie ed esclusioni. E’ necessaria una visione responsabile e
lungimirante di cui le elezioni, suprema espressione della sovranità popolare
costituiscono un primo, imprescindibile passo. C’è bisogno da parte di politici
e cittadini di impegnarsi oggi, ricordando il passato e pensando al futuro.
J.F. Clark ha detto:" un politico guarda alle prossime
elezioni, uno statista alla prossima generazione. Un politico cerca il successo
del proprio partito, uno statista quello della sua Nazione”. Ricordiamocene
quando andremo a votare.
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