giovedì 30 luglio 2015

Il Niente richiamato all'esistenza (2000)

di Guido Monte e Vittorio Cozzo

Il dipinto di una folla in preghiera davanti al sole,
un dipinto nascosto all'interno di una medaglietta
che custodisce il bianco di anni e anni
della piazza più antica di Milano,
la piazza della luce di un solo giorno,
frammento di altre luci. Il sogno della folla,
sogno di niente, di vanità, rimpicciolisce e diventa
anch'esso altro niente, altra vanità:
la mancanza di cose e pensieri per vedersi dentro,
per esseri il cui destino (per loro sconosciuto)
è chiuso in una lacrima interna dentro il fumo
di una stanza fuori mano, dentro una terra umida,
di visi sbigottiti e vetri rotti.
Macerie di sangue umano che nessuno conosce.

Un volto confortante abbraccia le menti malate
degli uomini in preghiera solo al tramonto,
ed altri druidi ed altri ancora tra freddo e neve
iniziano il vecchio antico rituale di troppi millenni prima.
"Verrà il giorno in cui la luce schiaccerà
chi guarda nel vuoto, dicono, chi cammina al buio,
scontando così, per tutta la vita, una falsa colpa".
Passano tutti insieme per una strada impregnata di odori,
periferica, senza passanti come è sempre stata,
e tra i palazzi apparentemente abbandonati un dubbio
per troppi perché... (le risposte? no, non ne troveranno,
a parte qualcosa di strano nell'aria).

Ora le menti-mele malate-addormentate sono assorte
nel Grande Giardino; qualcuno doveva pur sedersi
a succhiarne i semi insieme a noi. Nel Giardino
macchine motori alberghi, gente che va e che viene;
il giorno e la notte, gemelli, si chiedono
se esiste ancora ciò di cui non sentono parlare
da tanto tempo e non ricordano più. Anche noi
ci sediamo nelle stanze, sui divani,
e telefoniamo annoiati, o cerchiamo nel televideo
la stanca verità che è fuori e dentro di tutto questo.

Sono passati troppi secoli.
Miliardi di insetti neri continuano ad annaspare nello spazio
senza nessuna paura di Dio. Insetti.
Non ricordano le stragi, gli stupri, le forti Leggi
che avevano preso il sopravvento, svolazzano e muoiono
e non riescono neppure a sfogliare il Libro. Si ripuliscono,
per puro caso, su qualche vecchio giornale abbandonato
nella Zona Espansione Nord, nelle pagine in cui puoi ripassare
i nomi di onorevoli e calciatori da lodare nei millenni,
usque ad consummationem saeculi.

Una piccola mantide ci fissava
dai piatti sporchi del lavandino;
e noi, ancora più piccoli,
pregammo di riuscire a concepire
un Dio severo e barbuto nella nostra mente di insetti
ancora non passibili penalmente, un Dio nascosto
nell'enorme specchio della stanza da letto
(dove i grandi facevano l'amore e pensavano
alla tredicesima che svaniva con lo spirito
nell'acqua nera della terra vuota).
Tutto l'universo è concentrato in quella stanza da letto;
di fronte alla credenza i passi si appesantiscono,
di fronte alle bollette scadute sul comodino
odio e amore si baciano; forse effettivamente
tutto è chiaro.

1 commento:

  1. Geniale...come sempre. Sono felice della tua ritrovata vena creativa.

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