venerdì 29 dicembre 2023

One life

 


di Daniela Palumbo
Ovvero come un solo uomo può fare davvero la differenza e salvare vite. Vite di bambini.  Salvare vite di bambini dalla deportazione nazista. Una storia emozionante (e vera) e un attore superlativo, cosa chiedere di più? Eppure, a dimostrazione del fatto che l'ottima materia non sempre fa l'ottima opera, qualcosa manca. E nonostante tutto, non ci si commuove, o non abbastanza. 

Tranne che per pochi apprezzabili elementi che forse da soli, per me, riescono a "salvare" il film. Dettagli significativi: primo fra tutti, il bottone rinvenuto in un mucchio di monete, stessa forma, simile spessore, certamente non di uguale valore, infiltrato, imbucato, eppure ripescato, riciclato, "accolto" con fiduciosa ostinazione dalle dita del protagonista, assolve - alla fine - alla stessa funzione del denaro in una macchina erogatrice di ...qualcosa (due monete e il bottone al posto di una terza... ed è fatta: tutto è possibile "if it's not impossible", interessante prolessi, per chi saprà coglierla).

E poi la passeggiata di Nicholas, ancora giovane, tra le strade desolate di Praga e l'incontro coi bambini ai quali lui - non avendo altro da offrire - distribuisce piccoli pezzi di cioccolato (e di cuore?) finché questi non si esauriscono, mentre altri bambini accorrono, tendono le mani. 
"...ne porterò ancora, domani", ma domani è troppo lontano per quegli occhi troppo affamati, è vuoto come quella carta stagnola senza più neanche briciole, senza più schegge.
E i personaggi femminili - che sia la madre o la partigiana della resistenza o la moglie, compagna degli anni senili - sono figure meravigliosamente volitive, di una volontà che è solida e statuaria, radice e roccia, azione e forza: le lacrime non sono le loro, ma quelle di lui, eroe silenzioso di un tempo; i nodi della mente, e dell'anima, si sciolgono infine in un pianto sublime, come i muscoli di quel vecchio corpo nell'acqua - quasi catartica - della propria piscina.
Acqua che dilegua ma, anche, che unisce. Ed amalgama. "Mi piace nuotare" ripeterà una delle "vite" da lui salvate e rifiorite, in un finale che ci saremmo aspettati, nonostante tutto, più coinvolgente.
 "Anche a me"...
Sì. Perché siamo fatti tutti della stessa sostanza, e questo dovrebbe bastare a salvarci a vicenda, a volerlo fare, contro tutto e tutti, a volte. 
If it's not impossible.
Comunque, in un tempo in cui la pace sembra impossibile, un film da vedere.

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