di Enzo Barone
Piovi salmodiante settembre
azzurro che sciattamente ti dissolvi
come bellezza d’improvviso sfatta;
piovi fragoroso, sfrigoli sfrangi e sconquassi
la crettosa argilla e greve la polvere d’agosto,
e composto il cielo del nostro tempo inerte:
in forma d’affanno d’aria che mai non muta
immagine compiuta di pensiero assorto
che nome hai estate.
Piovi settembre salmodiando
il rimpianto scialbo per i morsi dell’abbaglio
meridiano,
per i rimbalzi del torpido barbaglio sull’onda
sonora,
per la carezza dell’ombra che ristora,
d’ora in ora
per l’ansia sfrigolante di cicale
che vorace il giorno sgrana
a tocco a tocco.
Piovi ruvido scirocco,
ora tintinno mesto
ora ricordo lesto
di un segno antico,
di tristezza che s’invera,
dell’occhio sospeso della sera;
brucia intera la sete di luce nuova,
la sorda cura che non si spegne
e dura.
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