di Francesca Saieva
Fino a quando l'uomo sarà (in uno) natura e cultura (e quindi fin quando ci
sarà vita) non sarà possibile parlare di libero arbitrio (o meglio di come lo
s'intende comunemente) .
Adamo ed Eva, l'arca di Noè, Abramo tra scandalo e paradosso, il silenzio di
Dio e il non senso non sono di certo démodé, piuttosto esempi di costante 'amor
fati', dettato, quest'ultimo, dalla comune natura dell'uomo, secondo differenti
forme di cultura itinerante, ma (a un tempo) irrigidite da schemi imposti da
nuovi games e fake news. Mi chiedo, a questo punto, è proprio vero che la
tecnologia trasformi la cultura o è la cultura a trasformare la tecnologia?
Perché sia chiaro, non esiste volontà che non sia commista a necessità. Perché
'l'arbitrare' non è mai scevro da contesti e desiderabilità.