giovedì 15 settembre 2016

Newbookclub on the road!



Il Newbookclub è una bella ed interessante iniziativa culturale nata a Palermo quattro anni fa al centro Tau da un'idea di Alessio Castiglione e, da un'annetto, divenuta "on the road". Un luogo suggestivo di Palermo, un gruppo di ragazzi con in mano un foglio, una penna e... via! Un laboratorio di scrittura creativa all'aria aperta, tra ragazzi e passanti di tutte le età. Ci si dà l'appuntamento su facebook ad un'ora stabilita e si parte: ciascuno ha a disposizione circa quaranta minuti per scrivere qualcosa su un tema comune; poi ci si avvicina tutti e, a turno, ognuno legge il proprio elaborato. Alla fine, si vota quello/i piaciuto/i di più. Il vincitore deciderà poi il tema del prossimo incontro.

Il testo che segue è uno dei brevi racconti scritti durante l'ottava tappa del Newbookclub (on the road) che ha avuto luogo martedì sera 13 settembre scorso, a piazza Sant'Anna. Il tema era dettato da una delle sei immagini che venivano distribuite a caso ai partecipanti. A questa autrice è capitata l'immagine di un vitellino.

La nona ed ultima tappa di questo percorso estivo del Newbookclub avrà luogo martedì 20 settembre alle 16:00 a piazza Monte Santa Rosalia, davanti la storica biblioteca itinerante Pietro Tramonte: fra libri antichi, scaffali e storia.

Chi volesse veder pubblicato il proprio elaborato qui su Palingenesi, può inviarlo a questo indirizzo email: pablovargas@libero.it

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di Maria Vera Genchi

Mi chiamo Gino e sono un vitellino. Da qualche mese vivo in una fattoria, insieme a zio Tobia, le sue pecore, i cani, i gatti, le paperelle e due leocorni che giocano sempre a nascondino.

Di mia mamma ricordo poco e nulla: è stata con me solo i primi mesi di vita, e non ci si ricorda nulla dei primi mesi di vita. Non ve lo ricordate voi, che siete umani ed avete un gran cervello, figuriamoci noi che a stento riusciamo a pensare qualcos'altro che non sia il fieno; e le vitelline, ovviamente.

Prima vivevo in un capannone grigio insieme ad altri vitellini, tra cui anche i miei tredici fratellini. Eravamo tantissimi ed avevamo tutti un numerino attaccato all'orecchio sinistro; ce l'hanno attaccato subito, appena nati, senza neanche chiederci il permesso.

Il capannone grigio era un posto ordinato, ci davano da mangiare abbondantemente, pulivano i nostri bisognini ed una volta al mese ci portavano fuori.

Una di quelle volte mi balenò in testa la folle idea di seguire una farfalla. Volevo solo sapere se era vero ciò che dicevano tutti, se vivevano solo un giorno o qualcuno in più. Decisi, allora, di starle appresso per ventiquattrore. Mi allontanai dal gruppo senza neanche accorgermene e qualche ora dopo mi ritrovai all'entrata della fattoria di zio Tobia, appunto, dove sto adesso.


La farfalla, poi, la persi di vista, a causa del buio.
Ancora oggi mi chiedo se sia rimasta viva un altro po'.




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