venerdì 30 gennaio 2015

La fine della fiera


 
di Daniela Palumbo
  
Non mi piace. 
 
La luce dell'alba filtrata dai fori d'un confessionale, 
 
le ceneri bionde sul capo di ogni penitente
 
gli osanna cantati a mezza voce,  
 
le musiche nuove stipate sugli scaffali.
 

Non mi piacciono 
 
le corde degli impiccati, lasciate a marcire sulla spiaggia, 
 
i muri del pianto intonacati di silenzio, 
 
le piantine innaffiate castamente,
 
 
non mi piacciono i vicoli ciechi.
 
 
Non mi piacciono 
 
gli spartiti su carta carbone, 
 
le firme autografe sui documenti falsi, 
 
le monete fresche di conio né quelle riciclate, 
 
non mi piacciono i creditori.
 
 
Non amo i rebus,  
 
gli indovinelli sul negro seme sperperato, 
 
le case chiuse, come incognite,  

 
i carri a cielo aperto,  
 
i telescopi per Stelle Polari.
 
 
Non mi piacciono 
 
i campanelli con il doppio nome sulla porta, 
 
gli zerbini pungenti, i labirinti domestici, le ferie settimanali.
 
 
 
Non mi piacciono le rotonde,  
 
coi percorsi obbligati per auto prudenti, 
 
i divieti di sosta, le buche nascoste, 
 
non mi piacciono le brusche frenate.
 
 
Non mi piaci tu, ancora una volta,  
 
così come ho creduto forse di resuscitarti, 
 
sotto l'ombra dei cipressi e dentro l'uscio di casa tua, 
 
in cima a un muro eternamente scalcinato...
 
 
E ancora una volta non mi piaccio io. 
 
Mentre cammino a fari spenti sulle strade bianche sterrate, 
 
spinta dal vento dell'Ovest, verso le nebbie del Nord.
 

 

 

 

 


2 commenti:

  1. Ci sono misteriose analogie con una mia poesia che forse (anzi sicuramente) non conosci.
    La poesia ha la forma e la metrica di un testo di De Gregori.
    Il che per me è un gran complimento.

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  2. Oppure di Lennon, John.

    Grazie, caro.

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