sabato 27 settembre 2014

ISIS, il terrore del nuovo millennio

 
di Valentina Sechi
 
Si chiama IS (acronimo di Stato Islamico) ed è la minaccia numero uno alla sicurezza mondiale. Un‘organizzazione terroristica che elimina tutti coloro che non si riconoscono nella sua visione rigorosa dell’Islam esistita sotto varie forme e con varie denominazioni sin dal 1999.

Il suo fondatore è il Giordano Al-Zarqawi, figura marginale della jihad internazionale utilizzata dall’amministrazione Bush come prova che al-Qaeda era in combutta con Saddam Hussein. Poco dopo l’invasione americana dell’Iraq, nel 2003, al-Zarqawi gettò le basi per la creazione dell’odierno Stato islamico dando vita al partito del monoteismo e della Jihad. Nel 2004 unì il suo gruppo a quello di Bin Laden rinominandolo al-Qaeda in Iraq (AQI). Già nel 2005 il focus su obiettivi civili provocò una lettera di biasimo da parte di al-Qaeda che rimase                                                                           Dalla primavera del 2006 cominciò a vedersi come qualcosa più di un emiro aspirando ad assumere la leadership spirituale, sostenendo che i sunniti iracheni dovevano attenersi ad un’interpretazione rigida della sharia (la legge islamica) e coloro che si rifiutavano dovevano essere giustiziati. Nel giugno dello stesso anno tuttavia rimase ucciso durante un attacco aereo ad opera degli USA.   Molte tribù sunnite insofferenti al rigore imposto da Zarqawi cominciarono a contrattaccare. I Sunniti che decisero di combattere AQI e che avevano in precedenza lottato contro gli americani vennero chiamati Figli dell’Iraq a dimostrazione del fatto che molti dei suoi comandanti erano stranieri. Questi Iracheni sunniti credevano che schierandosi con gli Americani avrebbero goduto dell’immunità per i loro crimini precedenti, ottenuto contratti col governo di Washington per ricostruire le aree devastate dalla guerra e potere politico su Baghdad. Dopo un tentativo fallito da parte degli USA di costruire una pace duratura tra Sciiti e Sunniti, fu la volta del governo iracheno del suo Primo Ministro Maliki. Quest’ultimo e la sua coalizione di governo a maggioranza sciita tuttavia erano più interessati alla recriminazione che alla riconciliazione. Ai Figli dell’Iraq vennero negati i salari promessi e i contratti col Governo, i politici sunniti furono ignorati, umiliati fino ad arrivare alla condanna a morte in contumacia del Vice Presidente Hashimi accusato di terrorismo. Nello stesso tempo, tra i ranghi dell’esercito e della polizia irachena si vennero a trovare molti Sciiti alcuni dei quali parte delle milizie che avevano ucciso i Sunniti. Il risentimento di questi ultimi crebbe al punto da porre in essere le condizioni per il ritorno dell’AQI a seguito del ritiro delle truppe americane nel 2011.
Il suo nuovo leader era al-Baghdadi e il gruppo cambiò la sua denominazione in Stato islamico dell’Iraq (ISI) nel tentativo di stabilire legittimità tra i Sunniti iracheni che la ritenevano un’organizzazione straniera.  Durante il periodo del “Risveglio” sunnita l’ISI divenne sempre più marginale a causa del suo estremismo. Quando la guerra in Siria, teatro di una rivolta contro il Presidente Assad, presentò un’opportunità di espansione, L’iSI si spostò nel Paese e presto l’organizzazione mutò nuovamente nome assumendo quello di Stato Islamico in Iraq e Siria (ISIS) nel 2013. Essa si presenta adesso come un’alternativa ideologicamente superiore ad al-Qaeda all’interno della comunità jihadista e ha pubblicamente sfidato la legittimità del suo leader.  Sebbene l’IS non sia mai stato affiliato di Al-Qaeda quest’ultima ne aveva inizialmente sostenuto l’attività ma a seguito della questione siriana, ha preferito l’organizzazione jihadista rivale dell’ISIS fronte di Al Nusrah.  Una differenza importante tra le due organizzazioni è che Al Qaeda era nata sull’idea di sviluppare una legione straniera sunnita che avrebbe dovuto difendere i territori abitati dai musulmani dall’occupazione occidentale, l’IS su quella di creare un califfato islamico esclusivamente sunnita che riunisce potere religioso e politico capace di pesare sulla scena mediorientale.
La presa di Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq, segnò una nuova fase nell’evoluzione dell’ISI che dimostrò la sua capacità di conquistare e controllare il territorio. In quest’occasione, Baghdadi si promosse Califfo, ridenominò il gruppo Stato Islamico (IS) estendendo le sue ambizioni al controllo dell’intera regione dal Mediterraneo al Golfo in quanto per i musulmani più radicali non esistono Stati ma l’unione di tutti i musulmani che seguono la tradizione (Ummah).
Nonostante una storia turbolenta, l’ISIS è l’organizzazione terroristica più ricca al mondo con guadagni stimati per circa 1 milione di dollari al giorno. I suoi finanziamenti derivano da riscatti a seguito di rapimenti, vendita di donne e bambini come schiavi sessuali, contrabbando di antichità e petrolio, rapine in banca e inizialmente anche da donazioni dagli Stati del Golfo (sospese quando le azioni del gruppo hanno attirato l’attenzione mondiale).
I suoi punti di forza sono la capacità di reclutare proseliti e mobilitare sostenitori anche ricorrendo ai social media (come dimostrano le crocifissioni postate su Twitter, le foto delle esecuzioni sul web e i selfie con le teste degli avversari decapitati), nella sua esperienza di combattimento, nelle sue considerevoli risorse economiche e nell’ampia base territoriale. Le sue debolezze la violenza, il settarismo e l’interpretazione rigida della legge islamica che pretendendo di rappresentare tutti i musulmani può allontanare potenziali sostenitori, l’inefficacia del suo governo.
Un’altra questione controversa è legata alla possibilità di definire l’IS islamico in senso proprio. Sebbene i militanti si dichiarino musulmani, per altri fedeli tradiscono la vera essenza della loro fede. L’Islam è una predicazione in cui il fedele deve spendersi per attuare la volontà di Dio sulla terra. Non è ben chiaro dalle sue fonti se la violenza sia ammessa solo per legittima difesa. Quel che è certo è però che i musulmani hanno un codice che proibisce di fare del male a donne e bambini non rispettato dall’organizzazione. L’Isis fa paura quando minaccia di voler ricongiungere al proprio territorio Africa, Spagna e Italia considerati parte della grande regione islamica nel suo apogeo. Sono partiti i raid aerei statunitensi e oltre 40 Paesi hanno espresso il loro sostegno a questa campagna. La risposta non si è fatta attendere: i combattenti sono incoraggiati a uccidere civili e miscredenti nel caso non vogliano convertirsi in uno scenario folle dove guerra e violenza sembrano degenerare verso una distruzione accecante in nome del loro Dio. Inquietante è anche la presenza di 3000 europei tra le fila dell’organizzazione oltre alla presenza di giovani in situazioni di disagio economico, sociale e identitario che in essa cercano il riscatto poiché reduci e caduti godono di grande considerazione. È un dramma che si consuma ogni giorno, quasi per uno scherzo del destino nella stessa area che ha visto fiorire le prime civiltà.

Palermo, 23/09/2014

 

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