di Daniela Palumbo
Cosa vuoi offrirmi, stasera? Caffè per rimanere vigile o vino per ubriacarmi? Mi vuoi lucida, e sveglia, cosciente e presente a me stessa, oppure fragile e priva di difese?
Siamo soli, io e te, in questa stanza, non è così? E di là, di sopra, oltre le scale di casa tua, c'è una terrazza, mi dicevi, da cui si vede la strada...
Ci andiamo? Salgo prima io. Così se cado mi proteggi.
Cosa vorrei io? Da bere, dici, o parli d'altro?
Cosa vorrei io? Da bere, dici, o parli d'altro?
Io vorrei ... stare bene. L'una o l'altra bevanda, cosa importa? Conta soltanto riuscire a non sentire il vuoto. Riuscire a far tacere questo istinto, irresistibile, di precipitarmi. E poi la paura dello spazio aperto, troppo aperto; di trovarmi sperduta in mezzo alla voragine, che io stessa ho cercato, nella quale mi sono immersa.
Eppure non riesco a fermarmi.
Lo spazio mi chiama; il mare grida il mio nome; le onde grandi mi afferrano per le gambe.
Le stelle, e gli altri buchi nel cielo, loro, invece, stanno a guardare. Senza venire a sollevarmi per le braccia, né a trattenermi sulla terraferma. E io mi tuffo, mi tuffo di testa, senza coordinare i movimenti, e vado giù, come sotto il peso di mille invisibili zavorre, e mi ritrovo sola, poi, in mezzo ai fondali.
Non ti pare possibile? Eppure, laggiù, non c'è nessuno. Neppure i pesci. Alghe, molluschi? Nessuno, ti dico.
Le stelle, e gli altri buchi nel cielo, loro, invece, stanno a guardare. Senza venire a sollevarmi per le braccia, né a trattenermi sulla terraferma. E io mi tuffo, mi tuffo di testa, senza coordinare i movimenti, e vado giù, come sotto il peso di mille invisibili zavorre, e mi ritrovo sola, poi, in mezzo ai fondali.
Non ti pare possibile? Eppure, laggiù, non c'è nessuno. Neppure i pesci. Alghe, molluschi? Nessuno, ti dico.
E però, ci vorrebbe - sono d'accordo con te - ci vorrebbe qualcuno. Qualcuno o qualcosa. Anche qualcosa di spaventoso, di grande; qualcosa di spaventosamente grande
(fa freddo, non trovi? tra un poco scendiamo, è più calda, camera tua)...
Una balena, ecco, sì. Ci vorrebbe una balena.
E potrei, una volta caduta in mare, lasciarmi inghiottire, entrarvi nella pancia, e ritrovarvi altri esseri umani.
Non te, lo so. Lo so che non ti troverei là in fondo, dove mi sarò cacciata. Non esiste lenza abbastanza lunga, o forte, per potermi ripescare. Vi troverei altre donne, però, magari, e uomini. Uomini, donne e ragazzi, di tutte le età. Orfani, altri orfani come me, tutti chiusi lì dentro a guardarci l'un l'altro, e a farci luce l'uno con l'altro, e a tenderci le mani...
Tu no. Non ci sarai, lo so.
Anche se, di tanto in tanto, mi volterei a cercarti, o m'immaginerei di sentirti arrivare alle mie spalle, di nuovo, come farai tra poco...
Ma non voglio pensarci adesso. Non ci penso, ché non è ancora il momento di saltare giù.
È presto, non è neppure ora di cena...
L'unico posto in cui voglio affogare, adesso, è un bicchiere di...qualcosa. In terrazza da te? Coi rumori della strada in sottofondo, di fronte al tuo giardino semi vuoto? No, non qui. Scendiamo giù, insieme, e offrimi pure un bicchiere di... qualcosa.
Vino, o caffè. Come ti piace.
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